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THE CLUB OF BLACK WIDOWS. Capitolo 9

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La giornata passò velocemente, il tempo era orrendo: pioveva a dirotto e faceva freddo. Mr. Motherfucker si era avvolto in un cappotto di pelle lungo fino ai piedi e con il collo in pelliccia. Aveva una tuba in testa e si era anche messo un paio di guanti in pelle per proteggersi dal freddo. Aveva l'ombrello ma non gli serviva un gran ché, la pioggia cadeva di traverso e  non riusciva a ripararsi. Arrivò all'angolo dell'appuntamento in tempo per vedere un taxi fermarsi e scaricare Margherita. Aveva un impermeabile grigio e anche lei tentò di ripararsi dall'acqua con un ombrello.
Si salutarono, lei quasi imbarazzata, guardando ovunque tranne lui.
"Che tempo da lupi!" esordì Mr. Motherfucker per rompere il ghiaccio.
"Sì, decisamente!" le rispose con un tono più alto del normale.
"Che ne dici se facciamo una tappa a casa mia prima di uscire? E' presto...".
"Va... Va bene".
Mr. Motherfucker le offrì il braccio e lei, un po' titubante lo accettò. Camminarono sotto l'acqua fin davanti all'edificio dove Mr. Motherfucker aveva il suo appartamento. Entrarono lasciando gli ombrelli all'ingresso accanto alla porta,  e salirono le scale.
Margherita rimase decisamente colpita dall'alloggio di Mr. Motherfucker. "E'... Incredibile! Non avrei mai immaginato che vivessi in un posto del genere".
"Mi piace molto..." le disse togliendosi il cappotto e appendendolo. Aiutò Margherita a togliersi il suo. Lei sorrise come se non fosse abituata a questo genere di attenzioni. Sotto indossava un tubino nero con le maniche lunghe e un paio di scarpe dal tacco basso.
"Dovresti portare dei tacchi più alti, ti valorizzerebbero le caviglie" le disse lui.
"Oh, dici? E che non sono abituata..." gli rispose un po' imbarazzata mentre continuava  a guardarsi attorno. Mr. Motherfucker si sedette sul divano in pelle allargando le braccia tatuate.
"Allora, vuoi divertirti tutta la notte?".
Lei si voltò a guardarlo, era rossa come un peperone. "Beh, è la mia intenzione. Non l'ho mai fatto e mi piacerebbe molto per una volta divertirmi come si deve. Con mio marito... Con il mio defunto marito non è che andavamo spesso in giro anzi...".
Mr. Motherfucker le fece un sorriso rassicurante. "E perché? Una bella moglie come te la si dovrebbe portare spesso fuori". Si sentiva veramente un figlio di puttana a mentire così.
Lei arrossì ancora di più. "Ecco... Beh... Lui diceva che si vergognava di me e quindi non mi portava da nessuna parte...".
Ora capiva come mai quella donna era così insicura di sé. Non era brutta, in realtà era solo trascurata, con una pettinatura e un colore di capelli che la invecchiava di dieci anni e un trucco impreciso sul viso.
"Tuo marito è morto pochi giorni fa vero?".
"Sì, d'infarto. L'ho trovato in fondo alle scale tornando da fare la spesa. Non è stato un bello spettacolo...".
"Mi dispiace... Ma non ti sembra che stia morendo un po' troppa gente in città? Non è per sembrare indelicato ma tuo marito non è il primo che muore d'infarto ultimamente".
"Sinceramente non lo so, non leggo i giornali e non frequento molta gente...".
"Forse è solo la mia impressione... Comunque mi dispiace".
Lei rise nervosamente. "Ti sembrerò una persona orribile ma a me non è dispiaciuto affatto- Margherita divenne seria all'improvviso- Mi picchiava sai? Per qualsiasi sciocchezza. Anche quel giorno. Sono uscita per la disperazione e quando sono tornata a casa e l'ho trovato in fondo alle scale, con la faccia blu. Beh... Non ci potevo credere. Non potevo credere di essermi liberata di lui".
Mr. Motherfucker si alzò vedendola tremare e sull'orlo delle lacrime. Le accarezzò il viso muovendosi come un serpente incantatore.
"Ora è finito tutto... Quindi rilassati e stai tranquilla".
Lei sospirò facendo un sorriso tirato. "Sì, ecco, non sono ancora abituata a tutto ciò. Non mi sembra vero... Lo so che è terribile da dire ma sto finalmente prendendo in mano la mia vita e non so cosa devo fare".
Mr. Motherfucker le stava girando attorno lentamente osservandola. "Non credo che una donna come te avrà difficoltà a riorganizzare la propria vita".
"Io lo spero... Ma non sono mai stata molto brava da sola".
Le passò una mano sulla schiena lentamente. Lei si ritrasse.
"Rilassati, io non ti farei mai del male" le disse con un tono vellutato.
"Lo so e che... Non sono abituata".
"Dovresti cominciare a concederti un po' di piaceri. Ti va di bere qualcosa?".
"Io? Non so, va bene...".
Mr. Motherfucker si avvicinò al suo angolo cottura e prese una bottiglia di rum dal mobiletto accanto al frigorifero. Preparò due bicchieri e in uno ci mise molto ghiaccio poi lo passò a Margherita.
Bevvero entrambi ma lei iniziò a tossire, l'alcool era troppo per lei.
"Scusami, non ho mai bevuto questa roba!".
"Non devi scusarti, colpa mia, non dovevo fartelo così carico".
Lei lo guardò e gli toccò i capelli spostandoglieli. "Hai messo uno degli orecchini che ti ho regalato...".
"Sì, mi piace molto".
"Ne sono felice. Non sapevo cosa poteva piacere ad una persona come te ma questi mi sembravano adatti".
Mr. Motherfucker sorrise da lupo, certe persone erano tutte uguali, vivevano di pregiudizi.
"Sei pronta per uscire?".
Margherita fece un profondo respiro. "Sì, andiamo".

Sweety guardava fuori dalla finestra della sua camera da letto. Pioveva a dirotto e il buio fuori era totale, dove vivevano loro non riuscivano a vedere le luci della città, giungeva solo un lieve bagliore dall'altra parte del fiume ma per il resto erano immersi nelle tenebre. Cosa che a lei faceva immensamente piacere. Non amava né la gente, né il chiasso, né la luce. Il tempo in cui si perdeva nei locali fino al mattino era finito, preferiva stare a casa, persa dietro alle sue visioni.
Era inquieta e preoccupata per Mr. Motherfucker, ma non sapeva esattamente perché. Il suo dono non sempre le dava dettagli precisi, sopratutto su di loro.
Il cigolio della porta della sua camera la distrasse dai suoi pensieri. Toyboy comparve dall'apertura.
"Cosa ci fai in piedi a quest'ora?" gli chiese severa.
"Non riesco a dormire, la pioggia mi dà fastidio" piagnucolò lui. Indossava il suo pigiama da orsacchiotto.
"Torna a letto".
Lui invece, entrò nella sua stanza. "Non posso dormire qui con te sta notte?".
Sweety sospirò dolorosamente. "No Toyboy...".
"Sweety, io non so cos'ho fatto per meritarmi il tuo odio ma ti prego, non trattarmi così...". Stava per mettersi a piangere.
"Entra allora..." sospirò, non avrebbe sopportato vedere Toyboy piangere.
Lui si trascinò fino al letto di Sweety e si sedette. Lei tornò a guardare fuori persa tra i suoi pensieri.
"Aspetti Mr. Motherfucker?".
"No... Sto solo pensando...".
"Adesso preferisci Mr. Motherfucker a me vero?".
Sweety si voltò a guardarlo. "E perché, di grazia?".
Toyboy abbassò lo sguardo. "Mi trascuri... Una volta mi facevi delle cose e adesso...".
Sweety si appoggiò al muro. Nonostante l'assurdo pigiama che indossava, Toyboy rimaneva un bel ragazzo.
"Ti senti trascurato?".
"Non ti sei presa cura di me per mesi...".
"Non ti sei mai chiesto che forse anch'io ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me?".
Toyboy la guardò come se fosse stato punto da una vespa. "Ma io sono piccolo...".
Sweety si staccò dal muro, lo prese per una mano facendolo alzare e lo portò davanti allo specchio che aveva accanto all'armadio.
Si mise dietro di lui, gli prese il viso e lo costrinse a guardarsi allo specchio.
"Guardati Toyboy, questo non è l'aspetto di un bambino. Tu non vuoi crescere per paura che qualcuno ti porti via e ti faccia del male, ma non verrà nessuno a prenderti. Non verrà più nessuno perché ci ho pensato io. Li ho ammazzati tutti, per te...".
Toyboy sembrava spaventato. "Vuoi che mi prenda cura di te?" le chiese.
Sweety gli tolse le mani di dosso. "E come potresti?". Si andò a sedere sul suo letto.
Rimasero in silenzio al buio, mentre la pioggia continuava a cadere.
Toyboy si slacciò il pigiama da orsacchiotto, lo lasciò cadere ai suoi piedi e si andò a sedere accanto a Sweety.
Rimasero così per un po' , lui in mutande e lei in sottoveste a fissare il buio.
"Sweety?".
"Sì?".
"Visto che sei triste posso fartele io le coccole?".
"Come?".
"Dici che nessuno si prende cura di te... Io non posso fare molto però le coccole sì..." e le passò una mano tra i dreads.
Sweety rimase un attimo immobile, poi si voltò a guardarlo. "Non credo di meritare le tue attenzioni visto come ti ho trattato ultimamente".
Toyboy continuò ad accarezzarle i dreads. Lei lo lasciò fare.
"Posso stare qui con te?" le chiese nuovamente.
Sweety sospirò. "Va bene... Infilati sotto le coperte, è tardi".
Toyboy non perse tempo, girò attorno al letto e si sdraiò tirandosi le coperte fin sopra la testa. Lei si alzò e rimase un attimo in piedi davanti alla finestra prima di tirare le tende, poi si coricò accanto a Toyboy che si accoccolò immediatamente accanto a lei.
"Sei preoccupata per Mr. Motherfucker?" le sussurrò Toyboy da sotto le coperte.
"Non esattamente... Ho l'impressione che stia per succedere qualcosa".
Toyboy si strinse a Sweety. "Niente di buono vero?".
Lei lo abbracciò forte. "No, Toyboy, nulla di buono".
New chapter, enjoy!
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