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HELL JULE The shroud Saga capitolo 7

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Quando riaprì gli occhi era quasi mezzogiorno e non aveva nessuna voglia di alzarsi. Ma voleva fare una telefonata, quindi si vestì e scese al piano di sotto. Raggiunse il telefono fisso e fece il numero che gli interessava. Squillò a lungo prima che qualcuno rispondesse.
"Pronto?".
"Soup, sono io Mr. Motherfucker. Come stai?".
La ragazza stette un po' in silenzio prima di rispondergli. "Male. Che cosa vuoi?".
"No, nulla, volevo solo sapere come stavi...".
"Ora lo sai".
Il tono di Soup non gli piaceva affatto. Sembrava quasi che lo stesse accusando di ciò che era accaduto.
"Soup, spero che tu ti renda conto che ciò che è successo non è dipeso da me...".
"E come faccio a saperlo?".
Non sapeva cosa dirle. "Cercherò di venirne a capo".
"Lo spero, almeno per te".
"Soup non mi odiare, non credo di meritarmelo".
Lei non disse nulla per un po'. "Devo andare...".
"Va bene, a presto".
"Ok".
Mise giù la cornetta, non gli piaceva il tono di Soup. Una vibrazione in tasca lo fece trasalire. Prese il telefonino e rispose. La polizia di Shroud e voleva vederlo.
Indossò il cappotto ed uscì senza salutare nessuno, immaginava che sarebbe stata una giornata pesante.

Uscì dalla stazione di polizia in serata. Quella che era partita con una semplice deposizione si era trasformata in un interrogatorio nei suoi confronti. Mr. Motherfucker era furioso, si sentiva impotente, come se lo avessero stuprato e gli avessero detto che era colpa sua per come andava in giro vestito. Solo perché aveva quell'aspetto, solo perché la sua fedina penale non era delle più pulite non voleva dire che la sua parola valeva di meno. Non gli credevano, anzi, erano addirittura riusciti ad accusarlo di aver fatto saltare lui la sua attività.
Scese i gradini del vecchio edificio dirigendosi a grandi passi verso la sua auto senza accorgersi del gruppetto di persone che lo stavano puntando. Quando se ne accorse era troppo tardi, gli erano già addosso.
Lo spintonarono malamente, una signora grassa di mezza età gli urlò contro. "E' colpa di quelli come te se siamo sotto assedio!!!".
"Il reverendo ha ragione! Siete i figli del Demonio!".
"Andatevene da Shroud!!!".
Mr. Motherfucker non capiva di cosa stessero parlando. Aveva evitato accuratamente di leggere i giornali in quei giorni e non aveva idea di che cosa lo stessero accusando.
Tentò di difendersi come poteva, senza colpire nessuno, all'improvviso un uomo con i baffi gli sferrò un pugno in pieno volto. Mr. Motherfucker perse l'equilibrio, lo spinsero e cadde a terra sotto le urla del gruppo. Il mondo girava attorno a lui e cominciò a temere per la sua vita.
Una donna lo prese a calci urlandogli contro. "Hai plagiato mia figlia! Una donna sposata! Me l'ha detto lei tra le lacrime! Vergognati! Una donna sposata con figli!".
"Lasciatemi in pace!!!" urlò di rimando lui ma la folla gli si strinse ancora più attorno. Possibile essere davanti ad una caserma della polizia ed essere aggrediti così?
E come in un sogno, l'aria attorno a lui iniziò a friggere. Per un attimo gli mancò l'aria e non solo per le botte ricevute. Riuscì ad alzare lo sguardo vedendo la gente attorno a sé, immobile, che guardava un punto dall'altra parte della strada. Alzò lo sguardo e vide Sweety, in piedi, sul marciapiede opposto, con i lunghi dreads che le sventolavano attorno mossi da un vento inesistente e con una mano alzata davanti a sé. Avanzò lentamente verso la folla, Mr. Motherfucker sentì la sua pelle accapponarsi. Un terrore atavico che sentiva strisciare nel suo stomaco come un grumo di vermi che avanzava inesorabile. Il gruppo che lo aveva accerchiato si ritrasse impaurito verso il muro del edificio dietro di loro. Sweety avanzò, terribile come un incubo fattosi realtà con il suo sguardo terrificante fisso su quelle persone. Mr. Motherfucker si portò una mano ai talismani che portava al collo sentendo la morsa della paura allentarsi. L'espressione di Sweety era orrenda, se avesse potuto, avrebbe ucciso tutti e le persone che erano lì se ne resero conto.
"Vi farò rimpiangere il vostro Demonio se non vi disperdete immediatamente" sibilò con un tono di voce quasi ultraterreno.
A Mr. Motherfucker venne la pelle d'oca. Era terrorizzato e non osava muoversi.
All'improvviso Sweety urlò. "ANDATEVENE!" ma non era la sua voce, era qualcos'altro, qualcosa di soprannaturale, qualcosa di terrificante, qualcosa che non poteva essere descritto tanto era orrendo e osceno.
Il gruppetto di folli si sciolse correndo via in direzioni diverse. Mr. Motherfucker osò riprendere a respirare solo quando sentì le braccia di Sweety circondarlo.
L'abbracciò a sua volta stringendola forte, non voleva più lasciarla andare. Iniziò a singhiozzare, stava male, aveva freddo, era ferito ed era spaventato a morte. Non si chiese nemmeno come faceva Sweety ad essere lì.
"Andiamocene da qui" la voce vellutata di lei lo fece riprendere.
Si alzò in piedi, barcollante, e si diressero insieme verso l'auto. Non capì nemmeno lui come fece a guidare fino al suo appartamento, parcheggiò con le ruote anteriori sul marciapiede e scese quasi di corsa seguito da Sweety. Salirono in casa su per le scale a chiocciola, spalancò la porta in ferro del suo appartamento e corse in bagno a vomitare.
Mr. Motherfucker non si ricordava di essere mai stato così spaventato e smarrito come in quel momento. Si avvicinò al lavandino e si sciacquò la bocca più volte con l'acqua gelida del rubinetto. L'acqua gli diede subito una sensazione di sollievo e riprese un po' di autocontrollo. Si sedette tremante sul pavimento del bagno appoggiando la testa contro le piastrelle fredde e chiudendo gli occhi. Aveva male ovunque e stava sudando freddo. Sentì qualcuno entrare in bagno e aprì leggermente gli occhi quando qualcosa di fresco gli accarezzò la fronte.
Era Sweety che si era inginocchiata davanti a lui.
"Mi dispiace, non volevo spaventare anche te ma non avevo abbastanza tempo per isolarti. Passerà tranquillo e non avrai più paura di me".
"Non ho paura di te Sweety...".
Lei sorrise mentre continuava ad accarezzagli il viso con le mani fredde. Per Mr. Motherfucker era un incredibile sollievo, era una vita che nessuno lo toccava così. Sospirò chiudendo gli occhi e godendosi il tocco di Sweety.
"Va meglio?".
"Ti prego Sweety non ti fermare...".
Lei però lo lasciò andare per prenderlo per mano. "Alzati, voglio darti un'occhiata, voglio vedere se sei ferito".
Lui, ubbidiente, si alzò. Lei gli tolse il cappotto, il maglione e gli sbottonò la camicia. Mr. Motherfucker tentò di concentrarsi e di convincere il suo corpo che Sweety lo voleva solo visitare, ma quando sentì le sue mani gelide vagare sulla sua pelle la sua concentrazione tolse il disturbo.
"Sweety..." voleva avere un tono serio e composto. In realtà si rese conto che la sua voce era poco più di un gemito.  
Sweety gli mise le mani su i fianchi. "Andiamo di là, fa più caldo e tu stai tremando".
La mente di Mr. Motherfucker venne invasa da immagini di tutto quello che gli sarebbe piaciuto fare con lei nell'altra stanza. Scosse la testa, la sua concentrazione lo stava di nuovo abbandonando.
Sweety lo condusse verso il divano in pelle e lo fece sedere. Lo lasciò lì mentre prese dalla sua borsa una boccetta con un liquido chiaro. Gliela porse.
"Che cos'è?" le chiese.
"Qualcosa che ti farà stare un po' meglio".
"Meglio di come mi fai stare te? Ne dubito".
Sweety incrociò le braccia. "Dovresti avere ancora paura di me...".
Mr. Motherfucker fece tintinnare gli amuleti che aveva al collo.
"Quelli non bastano...".
"A me sono bastati".
"Tu hai visto l'orrore che c'è in me e non ne sei spaventato?".
"Io ho visto una bella donna salvarmi le chiappe".
Sweety rimase in silenzio e Mr. Motherfucker bevve il contenuto della boccetta. Era dolce come il miele e gli scaldò lo stomaco dolorante. Dopo un paio di minuti stava meglio, non sentiva più il dolore e si era calmato.
Sweety si sedette accanto a lui. Non aspettava altro. Si allungò per baciarla ma lei si ritrasse. Non aveva nessuna intenzione di lasciar perdere, si sporse su di lei finché perse l'equilibrio cadendole addosso, finendo entrambi sdraiati sul divano. Lei lo spinse via facendolo cadere sul pavimento, Mr. Motherfucker si ritrovò sdraiato sulle piastrelle in pietra ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, Sweety gli saltò addosso baciandolo con una furia che non si aspettava.
Rimase immobile mentre lei lo baciava più volte.
"Per un attimo ho pensato di essere arrivata in ritardo" gli sussurrò.
Un altro bacio. A Mr. Motherfucker non dispiaceva più di stare sdraiato sul pavimento.
"Come hai fatto a raggiungermi? Hai usato il tuo dono?" le chiese.
Lo baciò ancora.
"Ho chiamato un taxi...".
Le mani di Sweety iniziarono a danzare sulla sua pelle e Mr. Motherfucker si rese conto che il pavimento del suo alloggio era incredibilmente comodo.
Le mani di Sweety si fermarono di colpo e Mr. Motherfucker si ritrovò a fissare i suoi occhi bicolori.
"Ho veramente pensato di averti perso, non voglio che accada mai più...".
"Cercherò di non farmi ammazzare, anche se in questi giorni sembra difficile stare lontano dai guai".
Sweety gli passò una mano tra i capelli. "Non so cosa sta succedendo ma ho intenzione di scoprirlo".
"Sono d'accordo con te. Ma prima...". Mr. Motherfucker riuscì a far leva sulle gambe facendo cadere Sweety, rovesciandola sul pavimento. La schiacciò sotto il suo peso per non farla scappare, sentì il suo corpo abbandonarsi sotto di lui e questo lo rendeva ancora più audace. Lei sorrise arrossendo e lui la baciò. Il mondo là fuori poteva finire in quel momento per lui, tutto ciò che desiderava era a sua portata di mano.
Sweety resubmit Mr. Motherfucker and falls back into his arms.
Toyboy able to pass through the doors? XD
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