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HELL JULE The shroud Saga capitolo 15

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Parcheggiarono il carro funebre lontano da occhi indiscreti e si avviarono verso il campo sportivo della città. Fuori dalla struttura c'erano parecchie auto e una fila di persone che aspettavano. Sweety prese sotto braccio Mr. Motherfucker e si accodarono. Guardando avanti capirono il perché della coda: il reverendo salutava personalmente tutti quelli che entravano.
Mr. Motherfucker si abbassò per parlarle. "Mi riconoscerà sicuramente!".
Lei sorrise guardando davanti a sé. "Tranquillo, hai il mio amuleto. E ricorda: sei il signor Vincent Allcare, uno stimato professionista di un'altra città".
Avanzavano lentamente verso la porta. "Uno stimato professionista di cosa?".
"Oh, ma non importa tesoro, dovresti saperlo che qui, in mezzo a questa gente, contano solo i titoli".
Arrivò il loro turno. Il Reverendo era un uomo di mezza età, di altezza media, né magro, né grasso. Aveva l'aspetto di una persona innocua.
Strinse la mano a Mr. Motherfucker, lui quasi gliela stritolò.
"Che presa! Signor...?".
"Allcare... Lei è mia moglie Diana. Non siamo di qui". Aveva la faccia di uno che stava per saltargli al collo.
Sweety strinse la mano al reverendo distraendolo. "Sì arriviamo dalla città vicina, abbiamo tanto sentito parlare di lei!".
"Oh, ne sono lieto! Spero che la serata sia di vostro gradimento".
"Ne sono più che sicura!".
Entrarono, Sweety gli mollò una gomitata in un fianco.
"Sei impazzito??" sibilò come un serpente velenoso.
"Scusa, mi sono fatto prendere. Stringere la mano allo stronzo che mi ha rovinato...".
Sweety gli prese il viso tra le mani. A chiunque stesse guardando avrebbe dato l'impressione di una moglie innamorata che riempiva di attenzioni il marito.
Lei sorrise, ma la sua voce era un sibilo. "Cerca di rimanere concentrato. Ricorda il perché siamo qui e comportati di conseguenza".
Lui annuì e lei lo lasciò andare.
Si guardarono attorno: la riunione era nella palestra comunale, avevano sistemato un piccolo podio vicino al canestro e delle sedie bianche per far accomodare la gente. Vicino alle gradinate avevano sistemato un piccolo rinfresco e accanto alla porta d'ingresso dei ragazzi sistemavano dei libri su un tavolo.
Sweety fece il giro tenendo sempre Mr. Motherfucker sotto braccio. Lui si sentiva a disagio mentre lei si muoveva con una non chalance incredibile. O meglio, come un lupo in mezzo alle pecore.
I libri erano tutti del Reverendo, compresa una biografia, i ragazzi li stavano sistemando in un religioso silenzio e qualcuno stava già comprando delle copie.
Si avvicinarono al tavolo del rinfresco e una ragazzina si avvicinò a loro.
"Volete mangiare qualcosa?".
"No grazie cara, sono a dieta" le rispose Sweety.
Sul tavolo c'erano delle torte salate e altro cibo casalingo. Le bibite erano tutte rigorosamente analcoliche.
"Non toccherei il loro cibo nemmeno se stessi morendo di fame" sussurrò Sweety a Mr. Motherfucker.
Si sedettero a metà fila, non volevano essere troppo lontani, ma nemmeno davanti in prima fila. Il Reverendo non si fece attendere, entrò anche lui seguito da due donne e tre bambini, oltre ad un codazzo di ragazzini vestiti tutti uguali.
Cominciarono a cantare e Mr. Motherfucker si mosse a disagio. Forse tra quei ragazzi, c'era la nipote di Maria.
Il Reverendo iniziò la predica ringraziando tutti i presenti per la partecipazione e un lunghissimo discorso per la situazione di Shroud.
Mr. Motherfucker passò un braccio attorno alle spalle di Sweety e si chinò verso di lei. Sembravano una coppietta che si teneva al caldo a vicenda.
"Quella donna vicino al Reverendo... La conosco..." sussurrò.
"Ah, sì? Chi è?".
"Una delle mie... Casalinghe...".
Sweety non poté fare a meno di sorridere. "Perché la cosa non mi sorprende?".
Lui arrossì. "Non mi ha più chiamato".
"Vedo che ha trovato di meglio da fare".
Il sermone sul lutto di Shroud durò un'eternità. Mr. Motherfucker cominciava ad annoiarsi e si guardò attorno. Una donna un paio di file più indietro rispetto a loro accavallò le gambe e gli fece l'occhiolino. Lui si voltò di colpo terrorizzato all'idea di essere riconosciuto.
"Vuoi calmarti?".
"Scusami Sweety, ma mi sono appena reso conto che la metà delle donne che ci sono qui dentro sono venute a letto con me...".
Sweety soffocò una risata. "Ti prego, cerca di rimanere serio".
"Sono serio, non sto scherzando! Se mi riconoscono?".
"Non ti riconosceranno, cerca di essere il più naturale possibile".
"La fai facile tu...".
Un applauso li distrasse. Si unirono anche loro nonostante non avessero seguito una parola. Il reverendo si godette gli applausi e attaccò con un nuovo discorso.
"So bene che forse sono un po' noioso, ma vorrei ritornare ad un vecchio argomento affrontato nella nostra ultima riunione: so che siamo stati duramente colpiti ma vorrei tornare a parlare della depravazione che continua a regnare sulla nostra città e dell'empio esempio che io ho già citato più volte. So che molte donne presenti lo conoscono, ecco, molte di loro sono venute a parlarmi della loro triste esperienza...".
Sweety non riusciva a crederci. Si riferiva a Mr. Motherfucker.
Lui, per il nervoso, le stava stritolando un braccio.
"Mi stai facendo male..." gli disse sottovoce.
"Io quello lo ammazzo". L'idea della pallottola in testa cominciava a piacere anche a lui.
Una delle donne che erano col predicatore prese la parola.
"Mi vergogno profondamente per quello che ho fatto, è stato un momento tristissimo della mia vita e non avete idea della vergogna che provo in questo momento...".
"Non era quello che dicevi mentre ti sbattevo sul tavolo della cucina..." sibilò Mr. Motherfucker.
Sweety lo guardò inarcando le sopracciglia.
Mr. Motherfucker abbassò la testa.
La donna andò avanti a parlare della sua terribile relazione con lui mentre il pubblico ascoltava in silenzio.
Sweety aveva il terrore che Mr. Motherfucker facesse qualcosa di stupido, ma si limitò a imprecare contro la donna, commentando in maniera piuttosto esplicita tutte le sue frasi.
Un applauso finale e un'arringa degna di un politico su come riportare morigeratezza e sobrietà in città, il reverendo finì il suo show.
Mr. Motherfucker era livido, tanto da sembrare un cadavere.
Sweety lo abbracciò mentre si alzavano e si allontanavano.
"Cerca di stare calmo...".
"Lo dici tu che non sei stata appena accusata di essere un disastro a letto...".
"Di tutte le cose di cui ti dovresti preoccupare, questa è l'ultima...".
Sweety seguì con lo sguardo il reverendo che si avviava verso la porta per poter salutare tutti. Strinse un braccio a Mr. Motherfucker.
"Cerca di controllarti adesso che usciamo...".
"Ci proverò" ma la sua faccia diceva il contrario.
Sweety si avviò verso l'uscita accodandosi di nuovo, nel frattempo accarezzava un braccio di Mr. Motherfucker nel tentativo di calmarlo un po'.
Si ritrovarono di nuovo faccia a faccia. Il reverendo strinse la mano a Sweety che ricambiò calorosamente tenendo Mr. Motherfucker dietro di lei.
"E' stata una serata fantastica, le sue parole mi hanno dato ispirazione!".
"La ringrazio signora, spero di rivederla la prossima settimana, ho un interessante progetto da proporre alla comunità".
"Posso avere un anticipo?" gli chiese suadente.
Mr. Motherfucker era scioccato: Sweety si stava comportando esattamente come le sue amanti. Ipocrita e bugiarda fino all'osso.
Il reverendo ridacchiò, era caduto nella sua rete. "Voglio proporre ai miei fedeli di appoggiare un progetto urbanistico che voglio promuovere in comune per ricostruire la città".
Il sorriso di Sweety si allargò, a Mr. Motherfucker ricordò un alligatore.
"Ma è fantastico!".
"Sì, ho intenzione di far costruire un nuovo centro di ricreazione, una scuola...".
"E' lodevole da parte sua...".
"Vorrei costruire anche un centro per il mio Esercito della Luce dei Credenti".
Sweety socchiuse gli occhi. "Mi sembra un'ottima idea...".
Il reverendo salutò Sweety e Mr. Motherfucker stringendo la mano ad entrambi. Si allontanarono sottobraccio verso la loro auto mentre con la coda dell'occhio lei teneva d'occhio la struttura. Quando vide che chiudevano le porte, trascinò Mr. Motherfucker in un angolo buio.
"Adesso scopriamo dove abita quell'imbecille. Vai a prendere l'auto e portala nel vicolo accanto al campo sportivo" gli disse sibilando.
Mr. Motherfucker si allontanò e Sweety proseguì nel vicolo buio, arrivando sul retro del campo sportivo. Rimase nascosta nelle tenebre mentre osservava il reverendo salutare i suoi collaboratori prima di salire su una lussuosa auto bianca.
Il rumore sordo del motore del carro funebre la fece girare, salì in auto accanto a Mr. Motherfucker.
"Seguilo quando parte ma non stargli troppo vicino".
L'auto bianca si mise in moto, poco dopo si mosse anche il carro funebre.
La seguirono tranquillamente tra le vie in mezzo alle ville. C'era un po' di traffico a quell'ora e la loro macchina si confuse in mezzo alle altre e alla neve.
L'auto bianca proseguì fino a raggiungere una bella villetta con giardino e piscina, loro si fermarono un po' prima e guardarono la macchina passare da un cancello automatico.
"Bene, ora tocca a me..." gli disse Sweety.
"Dove vuoi andare?".
"Indovina un po'?".
"Non vorrai mica infilarti in quella casa! Lascia perdere Sweety, ci saranno sicuramente delle guardie e poi quello che volevamo sapere lo abbiamo ottenuto".
"Non ho nessuna intenzione di mollare adesso". Sweety aprì la borsetta che aveva con sé e tirò fuori una pistola. A Mr. Motherfucker prese un colpo.
"Sweety, metti via quella pistola...".
"Lo hai sentito anche tu no? Va fermato prima che rada al suolo la nostra fetta di città per i suoi progetti".
"Ok, ma non credo che piantandogli una pallottola in testa risolviamo il problema".
Lei si mise la pistola in grembo e lo guardò con aria di sfida. "Bene, allora cosa proponi?".
"Andiamo in comune, troviamo il progetto e lo facciamo sparire. Sicuramente rallenteremo i suoi programmi".
"E ti sembra una buona idea?".
Mr. Motherfucker la guardò, Sweety era terribile e non aveva nessuna pietà. Forse aveva ragione lei, forse quello era l'unico modo.
No, decise che non avrebbe sparato a nessuno.
"Metti via quella pistola... faremo a modo mio".
Sweety mise una mano sulla maniglia per aprire la portiera della macchina, ignorando completamente quello che le aveva appena detto.
Mr. Motherfucker la prese per l'altro braccio tirandola verso di sé. "Ho detto che si fa come dico io".
Il respiro di lui nel suo collo la fece tentennare, si rilassò appoggiandosi a lui.
"E va bene, hai vinto tu".
Le passò una mano attorno alla vita per essere sicuro che lei non uscisse dall'auto.
"Dammi la pistola".
Sweety sbuffò, prese la pistola e gliela passò.
Mr. Motherfucker la mise nel vano portaoggetti della sua portiera. "Ascoltami: dobbiamo vedere quel progetto, voglio sapere chi c'è dietro a tutta questa storia. Non credo solo il reverendo".
Sweety si liberò del suo abbraccio e si voltò. "Ne sei così convinto?".
"Sì, non voglio spargimenti di sangue. Almeno per ora".
Rimasero in silenzio per un po', seduti in auto, con Sweety che valutava ciò che aveva detto lui e con Mr. Motherfucker che sperava silenziosamente di essere riuscita a convincerla.
"Va bene... Come hai intenzione muoverti?".
Mr. Motherfucker sorrise. "Ho un'idea, ma dobbiamo aspettare domani, quando aprono gli uffici del comune".
Maybe Sweety is getting a little dangerous
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