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HELL JULE The shroud Saga capitolo 14

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La neve continuò a cadere copiosamente tutto il giorno, Mr. Motherfucker era seduto al tavolo della sala da pranzo con una birra davanti, perso nei suoi pensieri. Toyboy lo raggiunse, andò in cucina, aprì il frigo, prese una bottiglietta di succo di frutta e si sedette davanti a lui. Per un po' stettero in silenzio, a bere, con il rumore della neve che cadeva a tenergli compagnia.
"Come sta Sweety?" chiese improvvisamente Mr. Motherfucker.
"E' molto stanca, sta riposando".
"Usare il suo dono dev'essere pesante...".
"Già...".
L'imbarazzo scese su entrambi. Toyboy beveva nervosamente.
"Perché eri inseguito?".
"Mi sono cacciato nell'ennesimo casino...".
"Non ce la fai proprio a stare fuori dai guai?".
"Sembra di no...".
"Da quando sei arrivato la nostra vita ha preso una piega decisamente pericolosa...".
Il tono di Toyboy era carico di tristezza.
"Senti, te l'ho già detto, prendo la mia roba e me ne vado".
Toyboy guardò il tavolo visibilmente combattuto. "Io ti volevo bene... Sul serio, mi piacevi... Sei sempre stato buono e gentile con me...".
"Toyboy, mi dispiace...".
Lui alzò lo sguardo verso di lui. "Cos'è successo? Perché Sweety è venuta da te? Che cos'ho fatto che non andava bene?".
Mr. Motherfucker ripensò alla sera che l'aveva raggiunta nel suo studio. "E' stata colpa mia, ho approfittato di un momento di debolezza di Sweety...".
"Ma con tutte le donne che puoi avere perché anche lei?". Toyboy era disperato, non capiva.
Mr. Motherfucker finì la birra prima di parlare. "Semplicemente perché la amo esattamente come la ami tu".
Le sue parole rimasero a galleggiare nell'aria mentre Toyboy cercava di afferrare il loro senso. Mr. Motherfucker si alzò per buttare via la bottiglia di birra e vide Sweety in piedi sulla porta della sala da pranzo.
Per un attimo rimasero tutti e tre immobili.
Toyboy parlò per primo. "Sweety? Mr. Motherfucker dice che ti ama come me...".
"Lo so".
"E tu?".
Sweety si mosse verso di lui e lo abbracciò per rassicurarlo. "Ti amo Toyboy, non dubitarne mai. Vi amo entrambi, in maniere diverse ma vi amo. Quindi non siate gelosi l'uno con l'altro, perché non potete avermi in esclusiva. Non sono un oggetto, non sono una cosa su cui potete scrivere il vostro nome. Io appartengo solo a me stessa e vi amo. Ora decidete voi".
I due uomini rimasero in silenzio mentre Sweety si dirigeva in cucina. Rimase di là parecchio lasciandoli ai loro pensieri.
Sweety tornò con una torta calda, il suo profumo invase la sala da pranzo. Tagliò due fette, una grande per Toyboy e una normale per Mr. Motherfucker. Le mise su dei tovagliolini e le porse ai due uomini.
Loro mangiarono senza dire nulla. Il calore e la dolcezza della torta confortò un po' Mr. Motherfucker dallo spavento della giornata, cominciava ad essere stufo di essere inseguito da sconosciuti e di rischiare la pelle tutte le volte che metteva il naso fuori di casa.
Sweety si appoggiò su i gomiti.
"Bene, da dove iniziamo? Questa mattina ha chiamato la tua assicurazione. Mi hanno detto che ti faranno presto un assegno con la cifra del risarcimento".
Magra consolazione per lui, annuì comunque per ringraziarla.
"Dopodiché dobbiamo sistemare la faccenda degli attentati...".
"Io non sono ancora riuscito a capire chi mi ha fatto saltare il negozio".
Sweety si tirò su e guardò Toyboy che aveva finito di mangiare.
"Posso averne ancora una fetta?".
"Certo...".
Sweety tagliò la torta e gliela passò.
Mr. Motherfucker si appoggiò allo schienale della sedia. "Non ho la più pallida idea di dove cominciare a cercare...".
"Io un'idea ce l'avrei...".
A Mr. Motherfucker le idee di Sweety mettevano i brividi. Puntualmente ci rimaneva secco qualcuno.
"Che cos'hai in mente?" le chiese Toyboy.
"Andrò a trovare questo reverendo di cui tutti parlano".
"Esattamente cosa intendi quando dici di voler andarlo a trovare?".
Lei sorrise. "Mi sono informata: il reverendo questa sera terrà uno dei suoi sermoni deliranti in una sala affittata per l'occasione nella zona sportiva dall'altra parte del fiume. Credo che ci andrò. Ho giusto il travestimento adatto".
"No Sweety, non andare!" piagnucolò Toyboy con la faccia sporca di torta.
"Andrò eccome".
"Ti accompagnerò io" le disse Mr. Motherfucker.
"Sei sicuro?".
Toyboy batté un pugno sul tavolo. "Non sono d'accordo!".
Sweety lo guardò. "Ti sembra la maniera di comportarsi?".
"Non voglio che vai in giro con lui! E non voglio che vada là da quel tipo! E' pericoloso!".
Lei si alzò in piedi. Mr. Motherfucker per un attimo temette l'ira di Sweety, ma lei usò il tono più calmo che le avesse mai sentito avere.
"E' morta della gente Toyboy. Tanta gente. Persone che avevano una famiglia, qualcuno che li attendeva a casa. E poi hanno fatto saltare il suo negozio... Quell'uomo non fa altro che usare Mr. Motherfucker come capro espiatorio alle sue prediche e non è giusto. Non ti pare?".
Toyboy era scuro in viso, fece per obbiettare e Sweety continuò.
"Lo sai che Soup non vuole più parlare con lui perché le hanno detto un sacco di falsità sul suo conto?".
Toyboy guardò disperato Mr. Motherfucker. "E' vero?".
"Purtroppo sì...".
"Ma non è giusto!".
"Lo so, è per questo che dobbiamo fare qualcosa".
"Sì, ma Sweety, tu non sei un supereroe".
"No, ma sono una strega, e sono dell'idea che devo fare qualcosa".
Toyboy non disse più nulla, chinò la testa sul resto della fetta di torta che aveva davanti.
"Bene, se nessuno ha più niente da obbiettare, direi che ci dovremmo preparare".
Mr. Motherfucker si alzò.
"Benissimo, andiamo".

Mr. Motherfucker si stava aggiustando il collo della camicia bianca che aveva addosso guardandosi nello specchio del suo armadio. Si era struccato completamente e si era legato i capelli in una coda bassa che voleva nascondere nella giacca che le aveva dato Sweety. Conciato così non riusciva a riconoscersi. Si era anche tolto i piercing e gli orecchini. Si sentiva nudo.
L'unica cosa che non si era sentito di togliersi erano i suoi amuleti, quelli che gli aveva regalato lei. Li aveva nascosti dentro la camicia, lontano da occhi indiscreti.
Toyboy era seduto sul suo letto e lo stava guardando.
"Mentre voi salvate il mondo, io cosa faccio?".
"Tieni il fortino".
"Davvero?".
"Ci vuole sempre qualcuno che rimane al campo base".
"Non ci avevo pensato...".
Sweety entrò nella stanza. Subito Mr. Motherfucker non la riconobbe, le sembrava tutta un'altra persona. Indossava un cappotto bianco con collo e maniche bordati di pelliccia, su un maglione lungo color crema, sopra un paio di leggins di lana dello stesso colore. Aveva raccolto i dreads e li aveva nascosti dentro un cappello di pelo candido. Senza essere truccata sembrava veramente un'altra persona. Ma sopratutto i suoi occhi erano diversi: si era messa un paio di lenti color nocciola.
"Sei pronto?".
"Cosa ne dici?".
Si guardarono, entrambi erano a disagio, quelli che stavano osservando non erano loro. Erano altre persone. Qualcuno che gli assomigliava ma non aveva nulla a che fare con loro.
"Mhmmm... Può andare. Prendi questo".
Gli diede una catenella con un ciondolo a forma di specchio.
"A cosa serve?".
"Farà vedere alle persone quello che desideriamo noi. Quindi questa sera saremo i signori Allcare che arrivano da fuori città per sentire le sagge parole del reverendo".
Mr. Motherfucker non riuscì a trattenersi dal ridere. Toyboy fece una smorfia.
"Non mi piaci conciata così Sweety".
"Perfetto, vuol dire che il mio travestimento funziona. Andiamo?".
"Fate attenzione"
"Certo Toyboy".
Sweety lo baciò poi scesero di sotto.
Per completare il suo travestimento, Mr. Motherfucker aveva anche un cappotto grigio scuro da uomo, lo indossò ed uscirono nella notte.
And Sweety has a good idea ...
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